Arte e archeologia da toccare

SALERNO. Arte e archeologia da ammirare attraverso il tatto per chi non può farlo attraverso la vista. L’obiettivo del progetto «Turismo culturale per disabili visivi», ideato dall’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti e finanziato dal Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei ministri nell’ambito del programma «Giovani protagonisti», è infatti l’accessibilità dei più importanti siti culturali italiani ai giovani non vedenti. L’iniziativa, che si rivolge a non vedenti e ipovedenti fra i 13 e i 35 anni, si svilupperà in tre regioni simbolo del patrimonio culturale italiano: Lazio, Toscana e Campania. Ma è aperta alle richieste di partecipazione dei residenti su tutto il territorio nazionale. I siti museali e culturali coinvolti nell’iniziativa sono quelli già attrezzati alle visite aperte a soggetti non vedenti. O «attrezzabili» per l’occasione. In Campania gli Scavi di Pompei, il Palazzo Reale di Napoli e l’Istituto per ciechi Domenico Martuscelli. Le visite si svolgeranno per nove mesi a partire dalla seconda metà di settembre fino al giugno 2013, ma dovranno essere prenotate presso l’Unione provinciale di appartenenza entro il 15 settembre (informazioni su www.uicicampania.it). «Esiste già un elenco nazionale abbastanza ricco di musei accessibili, caratterizzati da percorsi e allestimenti specifici per disabili visivi spiega Elena Ferone, coordinatrice regionale del progetto e l’auspicio è che la risonanza di una simile iniziativa possa fungere da stimolo alla realizzazione di sempre più strutture pienamente accessibili a tutti i portatori di handicap». Elena Ferone, dopo la laurea in archeologia, si è specializzata in tiflologia la scienza che studia le condizioni e le problematiche delle persone con disabilità visiva al fine di indicare soluzioni per attuare la loro piena integrazione sociale e culturale al Museo tattile Omero, dove ha seguito i corsi dell’Irifor (Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione). In attesa che partano le visite guidate in Campania, sta occupandosi di mettere a punto tutto ciò che è necessario per rendere fruibili per i non vedenti gli Scavi di Pompei. A cominciare dalla planimetria tattile dell’intera area, alla quale manca ancora la legenda descrittiva in braille. Nella mappa, che sarà applicata su un pannello di legno trasportabile che l’utente cieco potrà leggere tenendola al collo durante la visita, si leggono al tatto le 9 regioni in cui sono suddivisi gli Scavi, le zone che non sono ancora state scavate e gli ingressi principali. Infine è posta in posizione extraurbana la Villa dei Misteri. Sul retro del pannello, inoltre, il visitatore cieco troverà una cartellina con alcune schede descrittive in braille. Tutto questo non sarà necessario al Palazzo Reale di Napoli, dove è in funzione il Servizio Dai, ideato sette anni fa. In una sala appositamente allestita a pianterreno, attrezzature didattiche di vario tipo, soprattutto basate sul senso del tatto, forniscono le informazioni per la visita al Palazzo Reale di Napoli ai non vedenti. Gli assistenti tecnici museali si occupano dell’accoglienza e dell’accompagnamento alla visita del pubblico speciale. Dalla sala inizia un itinerario nell’Appartamento Reale studiato per far comprendere il significato dei luoghi e delle decorazioni. Ma come sono «attrezzate» Napoli e la Campania per i non vedenti? A parte il Palazzo Reale, ci sono musei e aree archeologiche dotate delle strutture per favorirne la fruizione? Sì, per esempio Paestum e Velia. Non molto, tuttavia, a confronto in particolare con Firenze e la Toscana, dove quasi tutti i musei sono forniti di mappe tattili fisse e disegni in rilievo al thermoform, e dove ci sono anche percorsi stradali per i non vedenti. «Qui molti ciechi dice Elena Ferone non conoscono il braille. Intanto, da dieci anni sono chiusi quasi tutti gli istituti speciali e il Domenico Martuscelli può accogliere poche persone perché non ha fondi. Questa scelta fu voluta dall’Unione ciechi per favorire l’integrazione e, di conseguenza la socializzazione. Che effettivamente c’è stata, ma ora ci sono molti problemi culturali». Così è la stessa Unione a tenere corsi di braille per insegnanti e studenti. «Però città e cittadini non sono ostili. Anzi, troviamo molta comprensione e sensibilità. Non da parte invece delle autorità politiche, a cominciare dalla Regione», dice Pietro Piscitelli, per 17 anni professore di materie letterarie nella scuola media, poi preside per 23 (oggi è in pensione), attualmente presidente regionale dell’Unione dei ciechi e degli ipovedenti, della Biblioteca Italiana per ciechi di Monza e dell’Istituto Martuscelli di Napoli. Nonostante risieda in provincia di Caserta. «La Campania continua Piscitelli era prima in Italia per i contributi destinati alle sezioni dell’Unione ciechi. Noi svolgiamo un’importante azione suppletiva e vicariante eppure in passato avevamo aiuti per 500 milioni di lire l’anno e adesso riceviamo 25 mila euro. Certo, c’è la crisi, ma in molti casi ci sono anche sprechi…». Il problema ciechi non è da poco, perché in Campania superano i 15 mila, 10 mila dei quali soci dell’Unione. Quattromila a Napoli, tremila a Salerno, mille in ciascuna delle altre tre province. «Il risultato dei tagli conclude Piscitelli è che, per esempio, a Benevento avevamo un solo dipendente e l’abbiamo dovuto mettere a part time. C’è molta più attenzione in Puglia, in Sicilia, in Lombardia. E ci mortifica che una volta la Campania era quasi invidiata e ora siamo in coda. Abbiamo difficoltà perfino a fare rispettare la legge che dovrebbe favorire l’occupazione, così ciechi molti per trovare un lavoro come centralinisti emigrano nel Centro e nel Nord».

di Angelo Lomonaco
Dal Corriere del Mezzogiorno del 7/8/2012

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