La Biblioteca italiana per ciechi rischia di chiudere per sempre

Il patrimonio librario conta 50mila titoli tra opere in Braille, su audiocassetta, su supporto informatico e opere in caratteri ingranditi.

MONZA. In pochi anni i contributi statali si sono via via assottigliati, fino a ridursi a un quarto. Dopo avere fatto ricorso alla cassa integrazione per il suo personale e all’aiuto del volontariato, ora la storica Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» rischia di non riuscire più a garantire i servizi forniti a tutto il Paese.

Il caso, sollevato nei mesi scorsi dalla commissione Politiche sociali della Provincia, che ha chiesto aiuto ai consiglieri regionali e ai parlamentari brianzoli, è approdato ora a Roma, dove il deputato monzese Paolo Grimoldi (Lega Nord) ha presentato una proposta di legge affinché, dice, «si provveda in tempi brevi a ristabilire le condizioni economiche necessarie a garantire il diritto alla cultura e all’educazione anche per i cittadini disabili visivi».

Nata nel 1928, la Biblioteca italiana per ciechi «Regina Margherita» è stata da sempre la principale biblioteca al servizio dei non vedenti. Con la creazione di ulteriori servizi, è attualmente una delle più articolate realtà italiane per la diffusione della cultura ai minorati della vista. Il patrimonio librario – che consiste in oltre 50mila titoli, tra opere in Braille, su audiocassetta, su supporto informatico e opere in caratteri ingranditi – copre diversi settori disciplinari e si indirizza a differenti fasce di lettori. La sua produzione varia da opere di letteratura, ad opere scientifiche o di carattere informativo, come periodici e riviste, a spartiti e manuali didattici per la musica.

I contributi statali però sono passati dai 4 milioni di euro dello scorso anno a 1 milione e 300mila euro. «È una riduzione drastica, che impone a cinquanta dipendenti la cassa integrazione guadagni a rotazione, e nei prossimi due anni la situazione peggiorerà ulteriormente», dice Paolo Grimoldi, che già in passato ha ottenuto il premio Braille per le sue iniziative a sostegno dell’istituzione ospitata per anni in Villa Reale, prima del trasloco nell’attuale sede di via Ferrari.

Un grido d’allarme era stato lanciato nei mesi scorsi dalla Provincia, attraverso un incontro e un ordine del giorno a sostegno della biblitoeca. «Oggi le difficoltà economiche sono tali che, oltre a fare fatica a pagare gli stipendi, la biblioteca rischia di non riuscire più a garantire i servizi di prima», dice Paola Gregato, presidente della commissione Politiche sociali della Provincia.

E Grimoldi rilancia: «Trovo immorale che i tagli gravino su chi è più sfortunato – dice -. E ricordiamoci anche che la biblioteca di Monza garantisce un servizio ai ciechi di tutto il Paese attraverso la produzione di materiale per ipovedenti e la spedizione in tutta Italia». «Ora – conclude polemico il parlamentare leghista – voglio vedere chi avrà il coraggio di votare contro il provvedimento. Serve un altro milione e mezzo, vale a dire un ottocentesimo di quello che costa il decreto salva Roma».

di Monica Guzzi

da Il Giorno del 20-03-2014

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